Prato, 9 gennaio 2014 - Parrucchiere che esercitano in garage, estetiste in casa e viceversa. Straniere o italiane non c’è differenza, sono tutte accomunate dal medesimo status giuridico, quello di abusive. Una situazione che sta preoccupando molti dei professionisti del settore nella nostra città, tanto che su Facebook è stato creato un gruppo per riunire le oltre 400 attività fra centri estetici e saloni di parrucchieri per tentare di far sentire la propria voce . Il gruppo, che si chiama "Stop all’abusivismo pratese di estetiste e parrucchieri", è stato promosso da Vanessa Gagliati titolare del centro estetico “Il Brutto Anatroccolo” di viale Montegrappa, nonché iscritta a Cna.
"Qualche anno fa – spiega Vanessa Gagliati – la concorrenza sleale era pressoché straniera, ma col passare del tempo si sono aggiunti anche gli italiani. Diciamo che attualmente gli abusivi nel nostro settore si dividono equamente cinquanta e cinquanta fra italiani e non. Sono tante le ragazze italiane che escono dalle scuole e invece di far pratica in un negozio si mettono a lavorare in casa, oppure coloro che chiudono le loro attività a causa della crisi iniziando a lavorare a domicilio. Basta fare un giro sul web e digitare la parola “unghie” perché spuntino fuori centinaia di annunci di persone non autorizzate che si improvvisano professionisti. I problemi — continua Vanessa — sono tanti, sia di natura fiscale, perché queste persone non pagano le tasse e ovviamente possono permettersi di fare prezzi più bassi dei nostri lavorando completamente a nero, sia dal punto di vista sanitario. In casa o in un garage non ci sono sterilizzatori, e se per sbaglio, quando praticano una manicure, fanno un taglio cosa succede?".
Abusivi che ai loro “clienti” applicano prezzi stracciati, quasi la metà di un regolare negozio. Così per un trattamento alle unghie di smalto cotto si arrivano a pagare 7 euro da un’abusiva a fronte dei 15 euro di un negozio regolare, per un lavaggio e una messa in piega 10 euro a fronte di 20 euro. "In un negozio di parrucchiera cinese – continua Vanessa – per un taglio, colore e messa in piega si possono arrivare a pagare anche solo 15 euro mentre normalmente le cifre si aggirano intorno ai 60 euro considerando le tasse da pagare, la manodopera e i prodotti". Anche su quest’ultimo aspetto Vanessa ha qualcosa da denunciare. "Molto spesso chi lavora a domicilio si rifornisce dai nostri stessi fornitori ufficiali e allo stesso prezzo. Questo non è giusto. Chi non ha regolare partita Iva dovrebbe pagare di più".
Maggiori tutele e riconoscimenti per la categoria. Queste le richieste del gruppo che a oggi conta circa una cinquantina di attività che hanno aderito all’iniziativa. "Riteniamo che sia necessario intervenire per dare un assetto nuovo alla nostra categoria, aspiriamo alla realizzazione di un albo che elenchi chi esercita legalmente e di un tariffario che specifichi dei minimi e dei massimi, questo per evitare concorrenza sleale fra noi stessi in primis e avere la possibilità di denunciare queste attività illegali senza paura. Tutti provvedimenti che sarebbero utili per ridurre il fenomeno dell’abusivismo. In questo le categorie economiche stanno facendo la loro parte attraverso campagne contro l’abusivismo, ma è necessario fare di più".
Monica Bianconi
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