giovedì 13 giugno 2013

COSA CONTENGONO I PRODOTTI CHE USIAMO???

Ogni giorno utilizziamo sapone e detergenti per lavarci, creme per il viso e per il corpo per rendere la nostra pelle morbida, shampoo e balsamo per avere chiome setose, per non parlare poi dell’innumerevole quantità di prodotti cosmetici che noi donne abbiamo nel nostro beauty-case: rossetti, ombretti, matite per occhi e labbra, kajal, smalti e mascara di ogni colore. Ma vi siete mai chiesti cosa c’è all’interno dei prodotti che usiamo quotidianamente?

Qualche mese fa aveva fatto scalpore una ricerca in cui si affermava che una donna si spalma ogni giorno 515 tipi di addittivi chimici. Nonostante lo studio sia stato prontamente smentito da Unipro, basta soffermarsi almeno una volta a leggere le etichette dei più comuni cosmetici e detergenti, per incontrare termini e sigle talvolta difficili da pronunciare che molto spesso si rivelano dannose per la pelle e causa di fenomeni allergici, di sensibilizzazione o di irritazione. 

Abbiamo provato a stilare una breve lista degli ingredienti nocivi più usati nei cosmetici: 

I CONSERVANTI ovvero tutte quelle sostanze che devono essere addizionate ai cosmetici contenenti acqua per evitare che si sviluppino muffe o batteri. Tra i più comuni troviamo: 

•FORMALDEIDE: la troviamo in tantissimi prodotti di uso comune e purtroppo viene largamente usata anche nella conservazione dei cosmetici. Prodotti come fondotinta, shampoo e smalti contengono formaldeide che oltre ad essere una sostanza conservante è un potente battericida. Nonostante sia stata accertata la sua cancerogenicità, la formaldeide continua ad essere contenuta in una vasta gamma di prodotti, anche se a concentrazioni molto basse.
•PARABENI: i sei principali parabeni che possiamo trovare nelle formulazioni in commercio sono methylparaben, ethylparaben, propylparaben, isobutylparaben, butylparaben e benzylparaben e vengono usati come conservanti nelle creme idratanti, solari, nei dentifrici, negli shampoo, nei detergenti intimi, nei deodoranti, nei gel da barba, insomma in tantissimi cosmetici di uso quotidiano, persino nei cosiddetti prodotti “naturali” o “organici” . E’ stato ampiamente dimostrato che queste sostanze penetrano attraverso la pelle e restano intatte all’interno del tessuto, accumulandosi. Sebbene siano legalmente autorizzati nell’Unione Europea, anche i parabeni sono seriamente sospettati di essere cancerogeni.
•QUATERNIUM 15: fa sempre parte dei conservanti. E’ presente in molti cosmetici per il make-up degli occhi, nei fondotinta, negli shampoo ma anche nelle lozioni idratanti e nelle creme solari. E’ nocivo perché rilascia formaldeide, è tossico e dà luogo a fenomeni di sensibilizzazione.
•KATHON CG: è un altro conservante, un antimicrobico ad ampio spettro d’azione, incolore e inodore contenuto nei dermocosmetici, nei prodotti per l’igiene personale e nei prodotti per la casa. Dal punto di vista tossicologico, il Kathon CG, è stato classificato come irritante primario nonostante abbia un grandissimo utilizzo. E’ possibile trovarlo sulle etichette con dei sinonimi come GROTAN, EUXIL o ISOTIAZOLINA.
Altre sostanze impiegate comunemente nei cosmetici che ognuno di noi ha in casa sono: 

•MEA-DEA-TEA: non sono i nomi di tre simpatiche sorelle ma rispettivamente le sigle di monoethanolamine, diethanolamine, triethanolamine e sono presenti in molti composti cosmetici. Li possiamo trovare quasi sempre nei prodotti che fanno schiuma quindi shampoo, saponi e bagnoschiuma e danno luogo a nitrati e nitrosamine ovvero agenti cancerogeni.
•PARAFENILENDIAMINA(PFD): questa sostanza, dal nome difficile da pronunciare, la incontriamo spesso quando andiamo dal parrucchiere, infatti è il colorante più importante usato per le colorazioni permanenti dei capelli. Molto spesso dà luogo a fenomeni di sensibilizzazione tanto che questa sostanza è stata bandita da molti Paesi europei.
•FTALATI: una tra le sostanze più incriminate, di cui avevamo già ampiamente parlato, trova ampio utilizzo anche in campo cosmetico. Secondo un rapporto di Greenpeace, un grandissimo numero di profumi per uomo e donna delle migliori marche contiene due sostanze che possono avere effetti indesiderati sulla salute: gli ftalati appunto e i muschi sintetici.
•TENSIOATTIVI: sono sostanze dotate di proprietà schiumogene, detergenti e solubilizzanti. Sono ovviamente presenti in tutti i prodotti che detergono corpo e capelli e i più conosciuti sono senza dubbio il sodium laureth sulfate (SLES) e il sodium lauryl sulfate (SLS). Non sono sostanze cancerogene, come si pensava fino a qualche anno fa, ma essendo molto aggressive è meglio preferire prodotti contenenti tensioattivi più delicati e soprattutto limitarne l’uso.
•TOLUENE: leggi toluene e pensi subito ai prodotti per le unghie e in effetti il toluene è il solvente che serve a stendere facilmente lo smalto. Purtroppo è stato collegato a disturbi del sistema nervoso e può inoltre causare danni ai reni. Per correre ai ripari alcune case cosmetiche hanno tolto dai componenti dei loro smalti la sostanza incriminata. Forse il nostro smalto si sgretolerà più velocemente, ma avremo la certezza di non avvelenarci.
•PROFUMO: tutti i cosmetici in genere hanno un odore gradevole. Siamo portati a pensare che la fragranza all’interno dei prodotti per l’igiene personale sia del tutto innocua, ma non è così. Il 95% delle sostanze chimiche impiegate nei profumi e nelle fragranze dei cosmetici sono composti sintetici derivati dal petrolio e dal momento che i profumi hanno un basso peso molecolare, riescono a penetrare più facilmente nella pelle e possono causare allergie o difficoltà respiratorie.
•IDROCHINONE: leggendo le etichette dei prodotti schiarenti per la pelle è facile imbattersi in questo composto, un fenolo che risulta essere nocivo, irritante e pericoloso per l’ambiente. Anche se ne è stato vietato l’uso come schiarente per la pelle, questa sostanza continua ad essere impiegata nelle tinture per capelli, anche se a concentrazioni basse.
•COAL TAR: spesso in dermatologia per curare la psoriasi vengono utilizzati i catrami terapeutici. Tra questi, il più efficace è il Coal Tar ovvero il catrame minerale che, per la sua attività riducente e antiseborroica, trova impiego in molte creme antri prurito e nei trattamenti per il cuoio capelluto ma può dar luogo a fenomeni di fotosensibilizzazione.
•ALLUMINIUM: lo troviamo all’interno di tantissimi prodotti, alimentari e non, e ovviamente non poteva mancare tra i componenti di molti cosmetici, in particolar modo deodoranti e antitraspiranti, che possono contenere fino al 20% di sali di alluminio sotto forma di cloridrati di alluminio e idrati di zirconio. L’uso prolungato di queste sostanze è collegato al rischio di insorgenza di cancro al seno poiché i sali di alluminio sono in grado di danneggiare in modo significativo il Dna delle cellule, stimolandone la degenerazione in cellule cancerose.
Con questa lista di prodotti nocivi per la salute e l’ambiente, non avevamo intenzione di spaventarvi o convincervi a svuotare il beauty-case! Semplicemente vorremmo cercare di farvi capire quali sono i prodotti più sicuri da usare e spingervi verso un consumo consapevole dei cosmetici, preferendo quelli naturali, biologici, equosolidali e che non siano stati testati su animali. Per rapprofondire rimandiamo alla nostra guida sull'eco-cosmesi.



leggete attentamente, questo elenco vi aiuterà a capire tutte le sostanze NOCIVE presenti nei cosmetici, sostanze assolutamente VIETETE nei prodotti PROFESSIONALI. Queste sostanze sono invece presenti in prodotti da PROFUMERIA, SUPERMERCATI, PORTA A PORTA, ERBORISTERIA E FARMACIA.


giovedì 6 giugno 2013

SPF: PROTEZIONE SOLARE, NON FATEVI INGANNARE DAI NUMERI !

SPF: PROTEZIONE SOLARE, NON FATEVI INGANNARE DAI NUMERI !

SPF: PROTEZIONE SOLARE, NON FATEVI INGANNARE DAI NUMERI !

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Per un markettaro poter comunicare il valore di un prodotto con un numero è una vera pacchia . Anche al consumatore più distratto è facile far capire o intendere che 7 vale più di 6.
Questo ha spinto i produttori a promuovere cosmetici solari con SPF sempre più alti, al punto che in USA dove era consentito, circolavano solari con SPF 150 o 200.
Ma anche i numeri possono ingannare ed il consumatore potrebbe restare “abbagliato” da numeri del SPF sempre più alti che non riflettono la corretta risposta alle sue esigenze.
La commissione europea, sempre molto attenta, ha dato qualche anno fa delle linee guida per l’etichettatura dei cosmetici solari che ad un certo punto recitano:
L’ SPF potrà essere espresso utilizzando quattro classi di protezione:
bassa
media
alta
molto alta
e otto valori di SPF :
6 o 10 = bassa;
15 o 20 o 25 = media;
30 o 50 = alta;
50 + = molto alta.
In ogni caso dovrà essere preferita l’indicazione della classe, con il numero di SPF in posizione di secondaria importanza.

Anche la FDA americana si è adeguata a queste nuove indicazioni per impedire pubblicità che puntassero solo sul numero dell’SPF.
Quindi per tutelare e informare correttamente il consumatore di cosmetici per protezione solare, la classe , ad esempio media o alta protezione , è più importante del numero di SPF.
Triste notare come questa indicazione non sia stata seguita da tutti i produttori di cosmetici solari e che ancora oggi il numero che rappresenta l’SPF sia in grande evidenza nell’etichetta dei solari.
Vediamo perché la commissione europea chiede di mettere in minor evidenza il numero dell’SPF e come e perché affidandosi al numero il consumatore può sbagliare.
L’SPF , Fattore di protezione Solare , da oltre 50 in tutto il mondo indica la capacità di filtrare i raggi UV.
Il numero, viene calcolato con procedure diverse in diversi paesi, ma in sostanza si riconduce alla quantità di raggi UV che vengono bloccati ed a quanto viene ritardato l’insorgere dell’eritema.
Semplificando gli UV che raggiungono la pelle sono uguali a 1/SPF di quelli irraggiati.
SPF 50 significa che solo un cinquantesimo degli UVB raggiunge la pelle (= 2% ).
SPF 20 significa che solo un ventesimo degli UVB raggiunge la pelle (= 5% ).
Oggi è richiesto che anche gli UVA vengano filtrati dal cosmetico solare per almeno un terzo della capacità filtrante degli UVB.
Quindi se un prodotto lascia arrivare alla pelle solo un 2% degli UVB, dovrebbe lasciar arrivare anche solo un 6% circa di UVA.
Per informare il consumatore di questa prestazione aggiuntiva in Europa è stato introdotto il simbolo a lato , che deve comparire in etichetta.
Il calcolo di quanti UVB vengono filtrati dal cosmetico si riconduce alla dose di ultravioletti che induce l’eritema sulla pelle.
Questo è il parametro che viene considerato nei test.
Indirettamente questo parametro viene tradotto dal consumatore come
SPF= moltiplicatore del tempo che posso stare al sole prima che compaia l’eritema.
Semplificando il ragionamento: se con un SPF=10 solo un decimo degli UVB raggiunge la pelle, il tempo che potrei restare esposto prima che compaia l’eritema è quindi 10 volte più lungo.
La famosa foto del camionista con i segni dei danni da UVA su un solo lato del viso , quello del finestrino

 

Questo ragionamento che valorizza in modo così netto il numero del SPF, non tiene conto degli UVA e del fatto che la funzione dose/risposta ( o meglio Dose UV / Danno da UV ) non è una funzione a gradino .
Per intenderci, non è così netta la distinzione tra i danni che può arrecare un UVB di 310 nm ed un UVA di 320 nm.




La curva che rappresenta quanti UVB vengono filtrati in funzione del SPF è sostanzialmente piatta per SPF superiori a 30

Allo stesso modo non è così netta la differenza di protezione effettiva che possiamo avere tra un filtro solare che lascia passare solo il 3,3% di raggi UVB ed uno che ne lascia passare solo il 2%.
Per questo la norma europea li accomuna in un unica classe ( ALTA PROTEZIONE ) chiedendo esplicitamente di non evidenziare il numero che rappresenta l’SPF rispetto alla classe.
 


DOVE STA LA BUFALA ED IL POTENZIALE INGANNO ?
Evitando il problema emerso in alcune analisi e controlli negli anni passati dove l’SPF dichiarato in etichetta non era effettivamente quello che il prodotto riusciva a garantire:
1°- il consumatore , in genere, non sa che la quantità di cosmetico da applicare per avere la protezione SPF dichiarata è 2 mg/cm2. Da molti test sul reale utilizzo da parte dei consumatori, le quantità che normalmente si applicano sono dell’ordine di 0,5 mg/cm2. Più o meno un quarto.
Per la maggioranza dei filtri la funzione quantità applicata/UV assorbiti è lineare, quindi si può dire che in genere un solare SPF 30 applicato nelle quantità reali con cui i consumatori in genere si applicano i solari, svolge una protezione di un quarto, cioè circa 7,5.
2°- La quantità di cosmetico che si consumerebbe applicandone 2mg/cm2 per avere i valori dichiarati di SPF è relativamente grande. Se prendiamo una superficie della pelle da proteggere di 0,8m2, ogni applicazione richiederebbe 16 grammi di prodotto. Un normale tubo da 150 ml non permetterebbe neppure 10 applicazioni e visto che si consiglia di ripetere le applicazioni nella giornata in meno di una settimana il tubo finirebbe.
3°- L’SPF non descrive la “sostantività” del prodotto, cioè la capacità di restare sulla pelle. SPF molto alti comportano una maggiore difficoltà sia per garantire una buona spandibilità sia per garantire la resistenza e tenuta del prodotto una volta applicato. Un solare SPF 50 che dopo 5 minuti di sudore se ne va , può proteggere la pelle molto meno di un solare con SPF molto più basso ma che resiste di più .
4°- A parità di marca e sistema formulativo il costo formula è direttamente proporzionale al SPF.

Concludendo:
Non fatevi abbagliare dai numeri alti del SPF; alle dosi con cui viene normalmente applicato, non è affatto vero che con un SPF 30 il tempo prima che compaia l’eritema si allunga di 30 volte.
La nuova tendenza ad utilizzare SPF SEMPRE PIU’ ALTI può indurre un eccessiva fiducia e confidenza nel consumatore: i prodotti devono essere applicati in quantità idonea e le applicazioni vanno ripetute nel tempo.
Se un prodotto SPF 30 ha una applicabilità o una tenuta superiore a quello a SPF 50, tra i due potrebbe essere preferibile utilizzare quello a SPF più basso, la scelta deve essere orientata più dalla classe della protezione ( bassa, media, alta, molto alta ) e dalla resistenza che dal semplice numero che rappresenta l’SPF
Rodolfo Baraldini